“La Roma non ha mai pianto e mai piangerà: perché piange il debole, i forti non piangono mai” 

Il Presidente,

Dino Viola

Dino Viola era affascinante in tutto. Anche nel modo di esprimersi.

Le sue interviste contevevano spesso messaggi cifrati, che solo il suo destinatario sarebbe poi stato capace di decrittare.

Fu coniato apposta un neologismo: il “Violese”.

Nato a Terrarossa, frazione di Licciana Nardi in Lunigiana, piccola località in provincia di Massa-Carrara, viene mandato a Roma dalla famiglia per studiare, sin dall’adolescenza.

Fratello minore di Ettore Viola, medaglia d’oro della prima guerra mondiale.

Nella capitale cominciò anche a giocare all’inizio degli anni 1930, al Campo Testaccio, quando era allenatore Herbert Burgess. Viola si laureò in ingegneria e nel dopoguerra aprì in Veneto un’industria di parti meccaniche per armamenti.

Entrato nei quadri dirigenziali dell’Associazione Sportiva Roma nei primi anni 1970, sotto la presidenza Anzalone, rilevò la squadra in grandi difficoltà il 16 maggio 1979, portandovi grandi ambizioni e capacità di investimento; aveva fatto da sempre della Roma la sua seconda famiglia e, pur guardato con scetticismo dai “salotti” del calcio professionistico, dimostrò sempre di non avere alcun complesso di inferiorità.

Nei suoi oltre undici anni di presidenza la Roma vinse un campionato italiano (1982-1983), a quarantuno anni di distanza dal precedente, e quattro Coppe Italia (1979-1980, 1980-1981, 1983-1984 e 1985-1986), raggiungendo inoltre la prima e fin qui unica finale di Coppa dei Campioni del club, una di Coppa UEFA (1991), 2 scudetti primavera, 2 trofei di Viareggio.

Di Viola si ricordano, oltre che i successi, le sfide dialettiche che intratteneva con il numero uno bianconero Boniperti e che vedevano il culmine nella settimana e nei giorni immediatamente seguenti le sfide fra Roma e Juventus.

Dino Viola AS Roma
ASR

tifoso gentiluomo

“Un giocatore non deve essere mai divinizzato, di chiunque si tratti. Quella che tiene il sudore è la maglia” 

Ipse Dixit

1981

Intervista al Guerin Sportivo

Ho sposato i colori sportivi giallorossi non appena ho messo piede nella città eterna. Mi sono innamorato di Testaccio e dei suoi eroi. Ecco: io ho sempre pensato di poter comprare verso il Duemila anche il cuore di quella Roma lontana. Però in tempi di professionismo e sindacalismo esasperati, non è facile. 

1983

A proposito dello Scudetto

Non ho mai provato piacere a ricordare quello che è stato fatto. Mi piace più pensare al futuro, sopportando anche tutte le amarezze, che significa dimenticare le cose belle per pensare a un futuro che può non essere sempre felice. [… ] Chiedo perdono a tutti i romanisti presenti se quest’anno non hanno avuto le soddisfazioni che meritavano.

1985

Dopo Roma – Bayern Monaco

La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie.

Loro ci danno la fede

Noi gli dobbiamo il carattere.

“Cos’è

la Roma?”

È quel giorno in cui, seguendo un corteo di gente allegra, mi ritrovai a Testaccio

Dino Viola e Niels Liedholm